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domenica 15 settembre 2013

Assegno mantenimento = rendita infinita? Proposta di riforma.

L'attuale legge sulla separazione e sul divorzio prevede che se il coniuge non è autosufficiente o ha un reddito che non gli permette lo stesso regime di vita che aveva durante il matrimonio sia beneficiario di un assegno di mantenimento.
Giustissimo come concetto. Nella pratica si può però prestare ad abusi.
Prendiamo il caso di una moglie che abbia 25 anni al momento della separazione. Supponiamo che abbia un buon assegno di mantenimento perché il marito è un ricco commerciante.
Supponiamo anche che magari il matrimonio sia durato un anno.
Supponiamo anche che questa donna non abbia voglia ed interesse a trovarsi un lavoro.
Il risultato è che è molto probabile che abbia un assegno vita natural durante, con una quota anche della pensione dell'ex marito se premuore.
Ci sono altri casi in cui la situazione è totalmente diversa.
Supponiamo che la moglie di 25 anni sia invalida; qui è evidente che la situazione sia ben diversa.
Supponiamo altresì che abbia 50 anni, età in cui non è facile trovare un lavoro.
L'attuale legge è sostanzialmente ispirata ad una situazione sociale che è quella di molti decenni fa: allora il matrimonio era tendenzialmente per la vita ed erano pochissime le coppie separate. Le moglie rano per lo più casalinghe ed il lavoro femminile era decisamente minoritario e spesso mal pagato.
Oggi la situazione è totalmente diversa. Un matrimonio che duri tutta la vita non è più la regola: è l'eccezione. La figura della donna è totalmente diversa per le conquiste sociali degli ultimi decenni. Oggi è autonoma, di cultura pari e spesso superiore all'uomo, perfettamente in grado di cavarsela da sola. Nei fatti è anche comune che sia il marito a guadagnare di meno.
Non ho comunque mai visto mariti chiedere l'assegno di mantenimento, pur con reddito inferiore; probabilmente qui giocano fattori psicoloogici e sociali. Il discorso è però perfettamente identico perchè la legge non distingue tra marito e moglie, tra uomo e donna.
Abbiamo inserito due immagini. Nella prima, si vede una donna super felice del suo lavoro di dattilografa. Oggi la stessa donna fa l'ingegnere o il dirigente industriale.
Anche per questo, è opportuno che la legislazione sia cambiata, adattata alla nuova situazione.
Si può stabilire che, in alcuni casi, l'assegno di mantenimento per il coniuge non sia più “infinito” ma “a tempo”, ad esempio per 10 anni dopo la separazione. Il giudice potrebbe valutare caso per caso e decidere.
La decisione potrebbe essere sempre rivista in caso di sopravvenienze che rendano difficile o impossibile trovare oggettivamente una nuova occupazione.
La Corte di Cassazione (sent. 28870/11) ha cercato di risolvere questo problema stabilendo che "... non è sufficiente allegare meramente uno stato di disoccupazione, dovendosi verificare, avuto riguardo a tutte le circostanze concrete del caso, la possibilità del coniuge richiedente di collocarsi o meno utilmente, ed in relazione alle proprie attitudini, nel mercato del lavoro." Per questo principio non basta essere disoccupati ma occorre anche che non si abbia la possibiloità di trovare lavoro. Si tratta comunque di una sentenza e non di una legge. Il principio può facilmente quindi cambiare, senza alcuna certezza.
Avv. Umberto Chialastri




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