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martedì 17 aprile 2018

Si devono pagare gli interessi sugli adeguamenti Istat non versatI?

Oggi mi è capitato un altro collega il quale insisteva che non vanno pagati gli interessi legali sugli arretrati dell'adeguamento ISTAT...


Mi spiace dirlo ma purtroppo una tesi del genere (forse per confusione con problemi locatizi) è assolutamente infondata. 

Gli aumenti Istat vanno pagati a scadenza, anche se non richiesti. Di conseguenza se non si pagano sarà sempre dovuta la maggiorazione per interessi legali.
Addirittura la Cassazione (con la sentenza 25861/2011) dice che su detti interessi, dopo la notifica del precetto, vanno calcolati altri interessi (anatocismo).

mercoledì 28 marzo 2018

Se non trovi lavoro perdi l'assegno di mantenimento?

Il problema è quello del coniuge a favore del quale è stato posto un assegno di mantenimento perché disoccupato.
Se non trova lavoro perde l'assegno?
Una giurisprudenza più permissiva in passato sembrava quasi dire che una volta stabilito un assegno questo rimaneva una sorta di diritto a vita. Ora la situazione è notevolmente cambiata, sia nella giurisprudenza che nella sensibilità sociale.
Il caso è quello che segue.
Tizia, disoccupata, in sede di separazione aveva avuto un assegno di mantenimento (per lei) di € 800, oltre quello per i figli.
Dalla separazione sono passati 6 anni senza che la sig.ra Tizia abbia trovato un lavoro. È vero che ha frequentato dei corsi ma senza trovare concretamente un lavoro.
Il marito ha quindi chiesto che l'assegno a suo favore venisse revocato, anche se disoccupata, perchè non si era attivata concretamente per trovare un lavoro.
La Corte di Cassazione (ordinanza sez. VI-1 civile , 6886 del 20 marzo 2018) ha deciso la revoca dell'assegno per la moglie (mantenendo quello per i figli).
Secondo la Cassazione è giusta la sentenza che esclude l’assegno di mantenimento qualora la moglie sia disoccupata ma lo stato di disoccupazione non sia esente da colpe.
In altri termini, dice che una donna di 35 anni e con una laurea, senza malattie invalidanti, poteva ben trovarsi un lavoro in 6 anni.
Non avendolo fatto, ha dimostrato di non essersi data da fare sul serio e quindi perde il diritto all'assegno.

domenica 4 febbraio 2018

Il Tribunale può mandare la Guardia di Finanza? Quando?

Un contenzioso molto comune in materia di assegno di mantenimento è quello del lavoro in nero o, comunque, degli introiti non dichiarati.
La normativa disponde che il Giudice (Tribunale o Corte d'Appello) possa disporre accertamenti tramite la Guardia di Finanza, sull'effettivo reddito.
In concreto però occorre che ci siano dei requisiti.
È quanto ha stabilito la Corte di  Cassazione con la recente sentenza 21359 del 2017.
La Corte d'Appello aveva ridotto l'assegno a favore della moglie da € 500 ad € 250.
La moglie sosteneva che il marito svolgeva una attività imprenditoriale e che questa risultava anche dai biglietti da visita e dalle entrate sul conto corrente bancario.
La Corte d'Appello aveva deciso che la signora non aveva provato il reddito del marito e quindi aveva respinto la sua domanda.
La donna ricorreva in Cassazione affermando che la Corte avrebbe potuto disporre gli accertamenti tramite la Guardia di Finanza anche perchè per lei sarebbe stato impossibile trovare le prove effettive dei redditi maggiori. Non avrebbe infatti potuto, per esempio, avere accesso ai conti bancari del marito.
La Cassazione  ha annullato la decisione della Corte d'Appello ritenendo che la stessa (anche senza richiesta specifica da parte della ricorrente) avrebbe potuto disporre gli accertamenti da parte della polizia tributaria. Sempre secondo la Cassazione, la Corte d'Appello aveva errato nel non motivare sulla presunta inutilità degli accertamenti, cosa che avrebbe dovuto fare.
La Cassazione ha aggiunto che tuttavia, gli accertamenti tramite la polizia tributaria non sono sempre obbligatori o necessari: basta che ci sia la prova, in altro modo, che non ci siano i requisiti per la concessione dell'assegno divorzile.

sabato 13 gennaio 2018

Perchè Veronica Lario ha perso l'assegno di 1 milione e 400.000 di Berlusconi

La Corte d'Appello di Milano il 16 novembre 2017 (sentenza 4793/2017) ha stabilito che Silvio Berlusconi non debba più versare ogni mese € 1.400.000 alla ex moglie Veronica Lario, come assegno di mantenimento.
La Lario dovrà anche restituirgli € 60.000.000 per quanto pagato in passato.
Perchè questa decisione?
Nonostante la legge fosse anche chiara, la Cassazione ed i giudici di merito avevano interpretato sempre la legge sul divorzio nel senso che al coniuge debole spettasse un assegno di mantenimento tale da fargli mantenere lo stesso tenore di vita goduto durante il matrimonio.
Questo sia nel caso il coniuge in questione avesse un reddito, sia non lo avesse ed a prescindere dall'importo del reddito.
La Cassazione, con la famosa sentenza 11504/2017 (http://www.assegno-mantenimento.com/2017/06/per-lassegno-divorzile-non-conta-piu-il.html), ha fatto marcia indietro ed ha stabilito che l'assegno spetti solo nel caso in cui il coniuge (ex coniuge) con minor reddito non sia autosufficiente economicamente.
Nel caso della Lario, Berlusconi ha dimostrato che l'ex moglie era titolare di una liquidità di oltre 16 milioni, tra gioielli e società controllate; non aveva quindi diritto al mantenimento.
La Corte d'Appello gli ha dato ragione ed ha stabilito che non debba versare l'assegno di mantenimento alla moglie.