Tuttavia, una
differenza fondamentale - è bene ricordarlo ad evitare facili illusioni -
è che mentre il matrimonio si prova con un semplice certificato
anagrafico, per provare la convivenza stabile bisogna spesso ricorrere a
testimoni e non è detto sia così facile.
Non basta infatti che due persone vivano in uno stesso appartamento. Occorre che ci sia una relazione stabile affettiva.
Tornando
alla domanda del titolo è interessantissima una recente senza della
sezione sesta della Cassazione Civile (19345 del 29 settembre 2016 - vedi il testo).
La Cassazione è perfettamente in linea con la nuova normativa sulla convivenza e con il cambiamento del costume sociale.
Ha
stabilito che l'assegno di mantenimento cessa se l'ex coniuge va a
vivere stabilmente con un'altra persona. In pratica è come se si
sposasse di nuovo.
La
Suprema Corte ha motivato affermando che l'instaurare una nuova
famiglia (fromalmente con un matrimonio o di fatto) elimina ogni
collegamento con il precedente matrimonio e con il tenore di vita che lo
caratterizzava.
Di conseguenza fa venire meno "ogni presupposto per la riconoscibilità dell’assegno divorzile".
Si afferma anche che la famiglia di fatto è "una
scelta esistenziale, libera e consapevole, che si caratterizza per
l’assunzione piena del rischio di una cessazione del rapporto e quindi
esclude ogni residua solidarietà post-matrimoniale con l’altro coniuge,
il quale deve considerarsi ormai definitivamente esonerato dall’obbligo
di corrispondere l’assegno divorzile“.
In
altri termini, se uno fa la scelta di una convivenza stabile ed
affettivamente con le caratteristiche del matrimonio, fa una scelta
seria e - sotto questo specifico profilo - irrevocabile. Se la
convivenza finisce non potrà quindi più tornare a chiedere l'assegno di
mantenimento all'ex coniuge.