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venerdì 16 agosto 2013

Il marito uccide la moglie a fucilate perchè si stavano separando e poi si uccide. L'omicidio suicidio è avvenuto davanti al figlio di 4 anni. E' possibile prevenire?

Oggi uscirò un po' dallo stretto tema dell'assegno di mantenimento. Ci sono delle notizie sempre più frequenti che mi addolorano.

Il 12 agosto 2013 il sig. Antonio Mensa di 58 anni ha ucciso a fucilate la moglie Antonella Russo di 48.
Poi si è suicidato.
Per rendere completo l'orrore, l'omicidio suicidio è avvenuto alla presenza di uno dei figli, di soli 4 anni.
I coniugi si stavano separando.
In una situazione simile, a Verona, i Carabinieri hanno arrestato due giorni fa uno stalker.
Facile pensare che la separazione sia la causa del tutto. In realtà la separazione è solo l'ultimo tassello di una costruzione malefica cominciata magari il giorno del matrimonio e quasi sicuramente molto prima.
Fatti di questo genere sono purtroppo molto noti e si prestano alle solite strumentalizzazioni. Femminicidio? Omicidio? Omicidio di bambini?
Le leggi esistono e dovrebbero essere conosciute meglio, come la legge sulla protezione familiare; non possono fare però molto da sole ... solo con la repressione che peraltro quasi sempre arriva troppo tardi.
Comunque la si metta il grande assente della nostra legislazione è la protezione vera della famiglia e soprattutto dei bambini.
Esistono strutture come il Tribunale dei Minorenni ed il Giudice Tutelare; potrebbero intervenire  prima ma di fatto non lo fanno molto: intervengono solo quando arrivano segnalazioni e spesso chi non segnala è esattamente chi ha più bisogno.
Il ricorso ad una terapia psicologica non si può certo imporre e di fatto esiste una mentalità oper la quale una separazione, una lite che non finisce mai, infiniti dolori sono sempre preferibili al mettersi a nudo davanti uno psicologo.
In altri tempi e in stati totalitari c'era un controllo sui matrimoni fin dalla fase iniziale.
Era fatto per motivi di razza e di tutela dalle malattie genetiche ma il principio dell'intervento statale prima del matrimonio esisteva.
Le ASL cercano di intervenire ma possono farlo solo dopo e con una enorme carenza di personale e di mezzi.
Oggi l'unica azione concreta è, strano a dirisi, quella della Chiesa Cattolica.
Mi è capitato di parlare con una collega un paio di anni fa e mi ha riferito che il parroco aveva detto chiaramente a tutto il gruppo di fidanzati che o ci si sposava avendo in mente una serie di principi (tipo quello della comprensione reciproca e dell'accettazione delle eventuali difficoltà) o era perfettamente inutile che ci si sposasse ed era meglio non farlo. Prima ho detto strano a dirsi perchè appare strano che sia proprio un prete a dire: “ Non vi sposate”....
Tralascio per il momento di parlare del dramma e delle pressioni rovinose cui sono sottoposti i bambini; avviene nelle separazioni ma anche nelle famiglie apparentemente “a posto” e perfette.
Se si vuole adottare un bambino le istituzioni chiedono ai genitori la perfezione psicologica ed economica.
Non è detto che si debba magari impedire un matrimonio; si potrebbe però intervenire indicando concrete difficoltà, psicologiche e sanitarie, e consigliando i fidanzati ad appoggiarsi ad una struttura pubblica che li aiuti seriamente.

Dico struttura pubblica perchè oggi una terapia psicologica (non farmacologica) è di fatto solo alla portata di chi ha un reddito maggiore. Il pubblico non può garantire psicoterapie efficaci (anche per la loro durata nel tempo).
Nei casi della famiglia “normale” nessun controllo di questo tipo. Basta far funzionare gli organi sessuali e via.
Non so come si potrebbe concretamente fare ma so con certezza che è un problema da studiare seriamente.
Ed ho anche dei seri dubbi che la classe politica attuale possa farlo.
Umberto


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